Venerdì, 11 Dicembre 2020 23:35

Lidia Menapace (1924-2020)

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Il ricordo di Arnaldo Nesti.

 

In questi primi giorni del dicembre 2020 Lidia Menapace è morta. Leggo su molti giornali notizie sulla sua grande personalità. Fra gli altri il presidente Mattarella ha ricordato come i suoi valori, dalla pace all’antifascismo, “sono quelli fatti propri dalla Costituzione”. A me spetta in questo appunto ricordare che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere e incontrare la Menapace in occasioni ormai lontane nel tempo, ma di importanza.

La considero una delle donne più significative della società italiana. Direi che è certamente una singolarissima donna del mondo cattolico, maturata nel clima della Resistenza, diventando una staffetta, da cattolica, nella divisione Rabellotti in Val d’Ossola. Successivamente, dopo essere cresciuta all’interno delle organizzazioni cattoliche, considererà il ‘68 come un bivio.

In quella stagione ho incontrato la “professoressa” della Cattolica, dopo che a 44 anni, da assistente alla Cattolica, si era schierata con la contestazione studentesca e poi si era candidata come indipendente nel PCI alle elezioni regionali dell’ottobre 1968.

La Menapace, mi pare di averla incontrata per la prima volta nel 1969 a Roma, presso la sede di IDOC, in via S. Maria dell’Anima. Nel clima caldo della contestazione studentesca, alla Cattolica di Milano e non solo, insieme ad un nutrito gruppo di intellettuali, a IDOC maturò il progetto di una ricerca sui nuovi gruppi del dissenso cattolico. Fra le donne oltre alla Menapace c’era anche Adriana Zarri e Maria Giradet. Non ho molti episodi da citare legati a quell’evento. Purtroppo, la memoria mia è diventata ballerina.

Ricordo comunque che alcuni anni dopo, forse nel 1973, la Menapace fu con me a Pescia. Venne a presentare il libro “L’altra chiesa in Italia” e reagì con forza al documento critico della Conferenza episcopale italiana contro quel mio libro. Non ricordo i particolari, ma ho sempre negli occhi la sua immagine mentre dopo la presentazione ci siamo recati in un ristorante nei dintorni della cittadina dei fiori. Ho un ricordo vivissimo di questa non più giovanissima signora, generosa, ma sveglia, brillante, colta. Con gli anni non sono mancate le occasioni per rapidi saluti, ma di fatto non ci siamo più incontrati.

Eppure non sono mancate le occasioni di condivisione, specialmente quando ero direttore della rivista IDOC. Però mi sono informato, ci sono state persone amiche comuni. Di Lidia “partigiana per sempre” come è stato scritto conservo, nonostante tutto, un ricordo “per l’eternità”.

 

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