Martedì, 04 Febbraio 2020 18:17

Elsa, di Roberto Ghezzi. Anatomia di una mostra

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A pochi giorni dalla sua chiusura, diamo notizia, tramite l'occhio attento e la mano precisa del nostro Pino Picone, di una mostra di estremo interesse, ancora in allestimento alla Galleria Nous di San Gimignano, "Elsa", di Roberto Ghezzi.

 

ELSA

di Roberto Ghezzi

Anatomia di una mostra

 

Restano ancora quasi due settimane utili per poter ammirare a San Gimignano, presso la Galleria Nous di via Cellolese (diretta da Sara Scardigli), le opere di Roberto Ghezzi, artista cortonese, classe 1978.

La mostra ha un titolo emblematico “Elsa” e si sostanzia di tre grandi “tele” e di alcune installazioni. Le virgolette sono d’obbligo in quanto non si tratta di vere e proprie tele, come si possono intendere classicamente, anche se l’effetto visivo è lo stesso. In realtà, per spiegarsi meglio, occorre fare un passo indietro. E cioè risalire a cosa erano prima quei materiali che ora stanno davanti a noi ammirati per gli effetti cromatici e la forte carica lirica che vi si sprigiona. Occorre cioè risalire “alla sorgente dei dati” come direbbe il nostro artista. E la sorgente è proprio il fiume del titolo, il nostro fiume Elsa. Il fiume che, nato alle spalle delle nostre torri, dalla Montagnola Senese, dopo una corsa di 70 km, va a trovare la sua quiete e ad ingrossare il più blasonato fiume Arno. Il fiume Elsa infatti in questa mostra si può considerare coautore della stessa e spieghiamo perché.

Roberto Ghezzi, il quale ha una consolidata esperienza di interazione arte-natura (basta scorrere il suo curriculum e i titoli delle sue mostre tipo “Naturografie. Racconti dell’acqua e della terra”, Pisa 2018 e “Flumina”, Forlì 2018), ha effettuato una sorta di residenza artistica sul fiume Elsa, collocandovi dentro l’alveo, immerse nelle sue dure acque, alcune pezze di organza sintetica per un certo periodo di tempo. Il fiume vi ha lasciato naturalmente la sua traccia. Su questo materiale l’artista è intervenuto assecondando le impronte e i segni dell’acqua e di tutto quello che il fiume riceve e trascina dalla natura circostante. Con due di queste pezze costruisce una sorta di tramezzo, infarcito con altri apporti provenienti direttamente dal bacino del fiume: di solito scheletri di arbusti disseccati. Poste verticalmente danno l’idea di un quadro.

La mostra si sostanzia di queste “tele”, accompagnate da installazioni di arbusti di varie dimensioni e di diversa collocazione. L’effetto che sortisce sullo spettatore è quello di trovarsi se non dentro le acque, perlomeno sul greto del fiume. Manca solo il rumore delle acque. Ma i colori e la forza del fiume sono ben presenti ed è facile farsi trasportare. Come quando l’Elsa era navigabile ed era un mezzo di comunicazione usuale e le strade erano sì e no dei tortuosi viottoli. Sicuramente al tempo degli Etruschi. Sono loro che hanno dato il nome (Hēlza) al nostro fiume, come sostiene autorevolmente Silvio Pieri in “Toponomastica della valle dell’Arno” del 1919.

Con Ghezzi siamo di fronte ad un artista il cui tratto è più vicino a quello dell’Arte Povera più che alla Land Art. Non c’è intervento sulla natura ma compenetrazione con essa. Ma un’arte povera che è consapevole del proprio dominio e della propria storia. E ne rinnova il linguaggio partendo dallo stesso alfabeto. Se poi lo spettatore, uscendo dalla mostra e dalla Galleria Nous di via Cellolese, muove pochi passi e va davanti alla storica Chiesa di S. Agostino e ammira la “Meridiana” di Giulio Paolini e se allungando il passo, si dirige verso Porta S. Jacopo e davanti alla chiesetta medievale osserva la campana di Jannis Kounellis, potrà pensare, senza sbagliarsi, di trovarsi immerso in una koiné linguistica e consonanza artistica inaspettate e non per questo meno felici.

Giuseppe Picone

San Gimignano, 2 febbraio 2020

 

Il fiume Elsa diventa pittore delle opere di Roberto Ghezzi

 

Roberto Ghezzi davanti a una delle sue tre tele

 

Elsa

 

Grande tela

 

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