Martedì, 06 Ottobre 2020 11:42

Dopo la presentazione de "L'incerto domani". L'intervento di Del Re

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Dopo la presentazione del volume L’incerto domani. Spiragli spirituali, di Arnaldo Nesti (venerdì 2 ottobre 2020, Pistoia Nursery Campus), trasmettiamo il testo dell'intervento di Emanuela Del Re, Vice Ministra agli Affari Esteri e Coop. Internazionale. A seguire, alcune foto dell'evento. Presto, altri contributi. Stay tuned!

 

Messaggio di Emanuela C. Del Re ad Arnaldo Nesti

in occasione della presentazione del volume “L’incerto domani. Spiragli spirituali” (Pistoia il 2 ottobre 2020)

 

Non v’è più alcun dubbio. Con questo volume Arnaldo Nesti si colloca tra gli studiosi più sensibili, lucidi, profondi e più concretamente propositivi della contemporaneità.

Testimone del suo tempo, Nesti ci dona un volume sul domani, sull’incertezza del domani, dopo aver ripercorso nel suo precedente studio vicende storiche complesse, cui il dato autobiografico – che a tratti egli richiamava – conferiva un senso di confidenza particolare, a ricordarci che quella “scomunica dei comunisti” oggetto del suo saggio, pur appartenendo a un periodo storico specifico e che riguardava una parte della società in particolare, è comunque affar nostro, perché noi siamo la storia.

E quel richiamo suona forte anche nel volume “L’incerto domani. Spiragli spirituali”.

Nell’interrogarsi sul domani, sul futuro, in questo libro che costituisce una vera e propria avventura intellettuale, Nesti ritrova le radici dell’oggi in un passato che pur lontano in realtà sembra incalzarci, perché ha determinato il futuro che è andato via via seguendo, dando origine a crisi, portando al cambiamento di paradigmi, demolendo miti e creandone di nuovi.

La crisi è quella del fatto religioso, che Nesti ritrova nel processo di secolarizzazione. Non una fine del sacro, ma una trasformazione, che Nesti individua soprattutto nelle nuove forme di narrativa religiosa, nelle appropriazioni “indebite” per dir così, che oggi si affermano con naturalezza pur costituendo degli ossimori di fatto. E così riflette, Nesti, su come possano alcuni accostare simboli religiosi portatori di valori di umanità e inclusione alle loro politiche di esclusione.

Si chiede se parliamo ancora alla luna, Nesti. E poi si interroga su cosa sia veramente Dio, quantomeno cosa sia Dio oggi.

Io che ho sempre nella testa quella terribile sentenza di Elie Wiesel che affermava “Dio è morto” in riferimento all’orrore dell’Olocausto, ho divorato le pagine di questo saggio, per trovare quale risposta si può dare al significato di Dio oggi.

Nesti parla di religioni come “agenzie di senso”, si chiede cosa dobbiamo farne della religione. Sminuzza con metodo tassonomico le numerose sfaccettature del credo così come è inteso oggi con tutte le sue contraddizioni e contrapposizioni.

Bellissimi gli esempi che egli ci suggerisce: tra tutti, Etty Hillesum.

Uno degli interrogativi più inquietanti che Nesti solleva è quello sul collasso morale. Giusto chiederselo, ma giusto anche ricordare che le grandi conquiste sociali, soprattutto quelle giuridiche che hanno istituito i punti di riferimento e i limiti della convivenza nelle nostre comunità con i diritti e i doveri che ne derivano, ci proteggono da derive pericolose, a patto che si preservino con tenacia contro attacchi che costantemente riemergono. Nesti evidenzia i pericoli e gli attacchi, un richiamo prezioso.

Anche dialogo interreligioso e religioni nel mondo globalizzato sono temi che inserisce nel percorso del suo saggio. Più che mai opportuna questa riflessione, perché è necessario ripensare i metodi del dialogo interreligioso alla luce anche degli straordinari cambiamenti positivi avvenuti nelle società, anche quelli derivanti dalla tecnologia della comunicazione, che permette a tutti, anche nelle zone più remote, di avere orizzonti più ampi, maggiore conoscenza del mondo. E sul ruolo delle religioni nel mondo globalizzato, mi limito a commentare che proprio per via della globalizzazione, oggi non basta categorizzare le religioni secondo l’etichetta generica che le definisce, bisogna conoscerle sul piano locale, con i loro intrecci con le loro tradizioni locali, con le contaminazioni, le varie interpretazioni. Il pensare alle religioni oggi deve implicare un approccio plurale, che abbandoni l’immagine standard per decostruirla e poi ricostruirla anche tenendo conto dei mutamenti costanti. Ringrazio Nesti davvero per questo quadro complessivo che sistematizza tanti concetti creando interrelazioni necessarie.

Lascio a coloro che sono oggi potuti intervenire di persona -lo dico con una certa invidia, ma io sono presa da impegni istituzionali – il compito di analizzare approfonditamente un saggio tanto complesso quanto elevato. Mi limiterò a dire per concludere, che la grandezza di questo libro sta nel rendere concetti complessi come la teoria dell’assialità di Jaspers o la retrotopia del cattolicesimo convenzionale un vero e proprio mezzo di trasporto in un percorso che ci porta verso noi stessi.

È a noi direttamente infatti che Nesti si rivolge, alla nostra responsabilità nel modellare il nostro futuro. Egli non ha la presunzione di indicarci il modo, piuttosto re-interpreta gli elementi essenziali della religione alla luce della loro attuale dimensione, ricordandoci, e lo ringrazio per questo, che Dio non è morto, ma per comprenderlo e per comunicare con lui vi sono nuove preghiere, nuovi luoghi, nuovi linguaggi, nuovi suoni, tutti convergenti però verso quell’anelito alla spiritualità che persiste nell’uomo. Se anche Dio fosse “usato” come tappabuchi, se le solitudini di questo mondo ne traessero anche un minimo giovamento, io non ci troverei nulla di male. E la solidarietà? Anche per questo ringrazio Arnaldo: è concetto trasversale, da custodire e attivare opportunamente.

Non ci dice, Nesti, come difenderci dai pericoli della superficialità, dell’imbarbarimento derivante dalla ipersemplificazione dell’interpretazione del presente e delle dinamiche sociali. Però ci fornisce davvero gli strumenti per muoverci nella giungla attuale, credenti o non credenti che siamo, in cui come negli scenari post-nucleari, alla devastazione, al deserto umano, la natura risponde riprendendosi gli spazi, e le piante invadono i ruderi delle costruzioni costruite e poi distrutte dagli uomini, con un ordine per noi incomprensibile.

Arnaldo, caro amico e maestro, grazie.

 

Seguono alcune istantanee dell'evento.

 

Il tavolo dei relatori

 

Don Carmelo Mezzasalma, Priore della Comunità di San Leolino, custode della Certosa di Firenze

 

Marco Politi, Giornalista e scrittore

 

Don Alfredo Jacopozzi, Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose «Beato Ippolito Galantini» di Firenze

 

Andrea Banchi con Mons. Tardelli, Vescovo di Pistoia

 

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