Domenica, 11 Giugno 2006 17:13

Intervista del prof. Arnaldo Nesti ad Akronos

Scritto da  Gerardo

Come annunciato, pubblichiamo l’intervista che il prof. Nesti ha rivolto ad Akronos

Buona lettura!

1 - Chi è Akronos?

Akronos è la nostra firma d'arte. Siamo Anita Mollo e Angela Longares. Portiamo avanti dal 1982, a Firenze, un esperimento artistico coraggioso, lavorando a quattro mani. Abbiamo rinunciato ai nostri cognomi per superare l'egocentrismo che di solito si cela dietro la propria firma.


2 - Quali sono le linee che sottendono il vostro lavoro e la vostra esperienza artistica?

Cerchiamo il punto d'unione o frattura dei vari linguaggi, dando senso a parole o frasi, attraverso i mezzi propri della nostra espressione artistica.
La prima operazione è quella di scoprire il significato più nascosto o misterioso del termine per visualizzare un'idea ad esso sottesa, farla nostra e delineare un progetto.
Per l'esecuzione del progetto dell'opera ricerchiamo accuratamente i materiali, li lavoriamo usando tecniche artigianali e artistiche che richiedono manualità, conoscenza del mezzo e ricerca continua.
Pitture, sculture e installazioni sono nate da termini quali hypokrités, anatexis, atlantide, arcano, spiraglio, feritoie, Narciso, segni, menabò, trasparenza, soglia, confine, labirinto.


3 - In ordine al progetto della mostra di S. Gimignano "Il labirinto del sogno nel pluralismo contemporaneo", quali sono le problematiche e le linee su cui richiamate l'attenzione?

Ci misuriamo con il mito basando il nostro intervento artistico su tre elementi:
a- il labirinto
b- l'idea di specchio (vetro, immagine)
c- il sogno
Possibilità di fare esperienza dell'immagine ad uno stadio aurorale, o primario, all'inizio esatto del processo cognitivo.
Lo specchio è un fenomeno - soglia, che marca confini tra immaginario e simbolico.
L'ebbrezza della conoscenza si traduce in colore: diventa consapevolezza dell'invincibile isolamento rispetto alla pluralità dei mondi.
C'è una possibilità di varcare la soglia dello specchio come Alice?
Nel mondo di oggi che presenta una dimensione etica col fiato corto può l'arte assolvere un compito tanto essenziale dentro una prospettiva che riguarda l'uomo?
Possiamo provarci.
Il nostro sogno può funzionare come acceleratore delle coscienze.
Il labirinto del sogno tocca il tema della solitudine, della diversità, dell'ineluttabilità del dolore universale, dell'illusorietà di un mondo che non offre scampo ad alcun tentativo di riconciliazione e di fuga.


4 - Il labirinto del sogno, la condizione contemporanea, la ricerca di senso…

La vita dell'uomo occupa uno spazio consacrato alla privacy. Spazio che corrisponde perfettamente al concetto di tempio, in quanto l'uomo di oggi è il dio di se stesso.
Tutto questo in apparenza perché di fatto nella sua quotidianità l'uomo rischia di diventare un numero di un'aritmetica irrazionale, confusa e incerta, basata su tassi interessi e sconti.
Il labirinto del sogno non è solo il titolo di una mostra, ma è un'operazione culturale che pone la domanda di cosa siamo oggi come esseri umani e vuole dare una risposta gioiosa cercando l'uscita da cunicoli e strettoie.


5 - Come pensate che questa mostra abbia delle connessioni con la vostra esperienza artistica e le vostre recenti esposizioni?

Questa mostra è la continuazione dei lavori precedenti.
Nell'ultimo anno abbiamo presentato due installazioni. Dicembre 2005 "voci in trasparenza", un labirinto sul tema della soglia fatto con materiali trasparenti e voci, poesie mute in lingua originale. Marzo 2006 "con - fine", un ponte tra il tempo orizzontale riferito ai paradossi di stoica memoria e la rottura delle regole nei giochi di Lewis Carroll in Alice dietro lo specchio.


6 - E il collegamento tra la vostra storia e il Mediterraneo…

Akronos, la nostra firma d'arte viene dal greco antico. Non è una scelta casuale. Siamo due donne del mediterraneo: Spagna e Magna Grecia.
In tutte le nostre opere si leggono impronte e richiami ad antiche civiltà del mediterraneo, segni di una memoria che costituisce il nostro patrimonio culturale e ne diviene irrinunciabile mezzo espressivo.
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