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Venerdì, 19 Agosto 2016 14:20

Summer School on Religions - La mostra fotografica

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Con il titolo “¡Hay que luchar! ¡Hay que inventar!”. Mestieri per le strade di Cuba, sarà presentato un viaggio particolare nella vita quotidiana dei cubani.
La mostra è a cura di Giuseppe Picone e sarà inaugurata mercoledì 24 agosto 2016, ore 19.30 a San Gimignano (Sala di Cultura), presso la sede del CISRECO, dove si protrarrà per tutta la durata della Summer School (24-27 agosto 2016).

Un viaggio particolare nella vita quotidiana dei cubani

Sono stato a Cuba nel febbraio marzo 2013 sul solco di una mia personale ricognizione del “nuovo mondo”. Un bel viaggio. Una compagnia messa insieme di corsa. Una agenzia turistica ancor più corsara e avventata (sono i rischi del viaggiare a basso costo). Ma quattro settimane intensissime. Da La Habana Vieja a Vignales a Playa Giron, da Remedios a Santa Clara, da Moron a Camaguey, da Trinidad per tornare di nuovo a La Habana Vieja.

Circa un migliaio di scatti: dalla stupefacente natura come solo sa essere la natura ai tropici ai monumenti alle strade alle persone. Soprattutto le persone. Guardate con discrezione ma con affetto e partecipazione. Avevo intenzione di scrivere una sorta di reportage per il nostro sito www.asfer.it corredato da foto come avevo fatto in analoghe circostanze in altri luoghi latino americani negli anni passati. Non ci riuscii per una serie di circostanze. Non ultima la assurda difficoltà di comunicare al mondo da quel paese. Ne scrissi un paio di questi articoletti e uno ora mi viene buono per illustrare il senso di questa mostra fotografica di un non fotografo quale io sono. Ve lo ripropongo così come lo scrissi tre anni fa. Avrei dovuto ritornarci di recente a Cuba con Arnaldo Nesti. Purtroppo vicende personali me lo hanno impedito. Ma Cuba è sempre là con la sua grande umanità e i suoi problemi di sempre. E l’aria dei tropici ha un fortissimo e irresistibile richiamo.

 

Giovedì 14 febbraio 2013

Dentro a La Habana Vieja Stamane mi sono alzato alle 7 e quando mi sono affacciato alla terrazza della Casa Particular di Rolando y Marisol, di fronte a me la solita Calle Merced povera e derelitta (quella, per intendersi, più vicina al Porto), ma con una particolarità che mi è saltata agli occhi. La strada era pulita, come tirata a lucido! Un miracolo. Come mai?

Forse l’orgoglio della povertà. Infatti tutto era come l’ho trovato due giorni fa appena arrivato. Fetido, fatiscente, misero, cadente. Ecco come mi si è presentata stamane Calle Merced in Habana Vieja: cadente e pulita.

Per la strada una signora pienotta, 40 anni, con la divisa della azienda statale dove si sta recando per lavoro per qualche misero peso nacional. Cammina pensosa e sicura. I pochi pesos non serviranno a molto. Ma non importa. Importa soprattutto la dignità. E poi un pezzo di pane in tavola in più fa la sua differenza. Dopo un po’ due bambine si dirigono verso la Plaza de la Catedral. Anche loro camminano compite, pulite, sicure di sé. Si sorridono. Anche loro vestono una divisa: bianca e rosso vinaccia. Anche loro pensano.

Il pensare: è la particolarità di questi cubani. Pensano e non vegetano, come ha tenuto a sottolineare ieri sera a cena Veronica, la nostra agente (nel senso di Agenzia di viaggio) nell’Avana. E quando la gente pensa non è infelice. Ma consapevole. Consapevole senz’altro della propria misera condizione di vita.

“Hay que luchar!” E insieme “Hay que inventar!”.

Come è noto sono le parole che più spesso affiorano sulla bocca dei cubani. Dopo aver osservato la calle e i suoi movimenti mattinieri, alzo la testa e davanti a me uno spettacolo e una realtà controversa. Case cadenti. Qualche piano delle medesime sventrato e diroccato. Ma le parti abitate sono pulite e in ordine.

Fra qualche ora Calle Merced, ma soprattutto Calle San Ignacio si animeranno all’inverosimile. Di un po’ di tutto. Di sfaccendati più che altro. Ma anche di praticanti di mestieri “inventati”. Ne abbiamo visto uno che al pian terreno della sua casa aveva aperto una attività singolare: caricare gli accendini di benzina e magari con qualche strumento anche esso inventato rimettere in carreggiata accendini un po’ ammaccati. Basterebbe un esempio come questo per esaurire l’argomento. Ma ci sarebbe da parlare anche di conduttori di bicitaxi (tantissimi e quasi dappertutto in ambito urbano) come pure di cocotaxi, venditori di sigari, ritrattisti (una dolcissima ragazzina me ne ha fatto uno al famoso Cafè Escorial nella Plaza Vieja per 10 Cuc). Per la verità girano anche praticanti di vecchi mestieri. Ma di quelli non ci piace proprio parlare.

Qui finisce l’articolo. Sono note di colore forse un po’ estemporanee, ma credo diano una idea più precisa delle 36 immagini di mestieri di strada che vi propongo.

Giuseppe Picone, 18 agosto 2016

Da qui puoi scaricare la nota di presentazione della mostra in formato PDF.


Info e contatti: Giuseppe Picone 339 7315511

Centro Internazionale di Studi sul Religioso Contemporaneo
C.P. 11 – Via San Giovanni, 38 – 53037 San Gimignano (SI) - Tel.: 0577 906102
E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Sito Internet: www.asfer.it

 

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