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Lunedì, 16 Dicembre 2019 09:08

Torino Film Festival 2019. Un breve resoconto

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Da Giuseppe Picone un sintetico ma puntuale resoconto della 37ma edizione del Torino Film Festival.

 

TFF 37. Un breve resoconto

di Giuseppe Picone

 

Niente da eccepire sui film premiati dalla giuria di Torino 37, presieduta da Cristina Comencini. Tranne il fatto che avremmo dato volentieri il premio maggiore (miglior film) a Dylda, del giovanissimo russo Kantemir Balagov (classe 1991) e premiato come miglior attore Ingvar Sigurdsson, interprete di Hvitur, Hivtur Dagur (A white, white Day), del giovane islandese Hlynur Pàlmason (classe 1984). La giuria ha voluto invece premiare la prova attoriale della formidabile coppia protagonista di Dylda: Victoria Miroshnichenko e Vasilisa Perelygina e il premio come miglior film a quello islandese.

Dylda (Giraffa) è la storia di due donne inquadrate come “prostitute” nelle retrovie dell’esercito sovietico (a mo’ di salmerie!) durante la seconda guerra mondiale. Due donne distrutte e marchiate a fuoco da questa doppia terribile esperienza: la prostituzione forzata e la guerra (la più cruenta fino ad allora mai vista). Le incontriamo a guerra finita, ausiliarie in un grande ospedale di Leningrado alle prese con reduci feriti, mutilati, larve più che uomini.

La più segnata fra le due è sicuramente Iya, Dylda la giraffa, così chiamata per la sua altezza spropositata, quanto gentile e delicata, e il collo lungo che di tanto in tanto si blocca immobilizzando l’intero corpo della donna rendendola incapace di qualsiasi movimento. In una di queste cadute soffoca incidentalmente Pashka, il bimbo affidatogli dalla madre, l’amica Masha. E il dramma si fa ancora più cupo. Masha vuole a tutti i costi un nuovo figlio, ma i continui aborti ne hanno massacrato il corpo e l’hanno resa sterile. Coinvolge allora Iya e il gentile e dolente ufficiale medico in una supplenza volta a soddisfare il desiderio patologico di maternità.

Ci fermiamo qui. Il film ci è sembrato diretto benissimo e dotato di una compattezza che unisce grande cultura filmica a un grande retroterra letterario (pensiamo soprattutto a Dostoevskij) con un occhio pietoso al gelido mondo della guerra e l’altro impietoso alla classe dirigente staliniana.

Meno compatto, ma supportato da una grande performance attoriale (Ingvar Sigurdsson), Hvitur, Hivtur Dagur /A white, white Day di Hlynur Pàlmason. Ambientato in una nebbiosa e fredda terra d’Islanda, dove “Quando tutto è bianco, e non puoi più vedere la differenza tra la terra e il cielo, i morti possono parlare con noi che siamo ancora vivi” come dichiarato dal regista, racconta l’ossessione di un poliziotto in pensione alle prese con i suoi fantasmi che sono poi le cose irrisolte nella vita di ognuno di noi (nel caso specifico la scoperta post mortem del tradimento della moglie defunta in un tragico incidente stradale e che in realtà fa emergere il proprio personale rimorso di non averla amata a sufficienza).

Una ossessione che si consuma in una giornata di straordinaria follia risolta positivamente senza grandi danni a terzi e chiusa nelle bellissime scene finali quando Ingimundur (è il nome del protagonista) e la piccola nipote urlano la loro rabbia su una Range Rover lanciata a tutta velocità fra la nebbia e la neve. Un urlo liberatorio e non foriero di incubi.

Altri film visti e che ci piace segnalare

Fra gli italiani: Colpiti al cuore di Alessandro Bignami, un docufilm sulla strage di Piazza Fontana (e quello che ne è seguito) con spezzoni di film di Gianni Amelio, Marco Bellocchio, Renato De Maria, Marco Tullio Giordana e Wilma Labate; Magari di Ginevra Elkann, un film di figli di papà su figli di papà, sorprendentemente molto ben fatto; Lontano Lontano di Gianni Di Gregorio, un’altra piccola grande chicca del regista romano da non perdere.

Fra le sempre robuste produzioni made in USA: Dreamland del giovanissimo Miles Joris-Peyrefitte (classe 1993), un grande film sul Dust Bowl degli Anni Trenta americani e una storia di piccoli gangster e d’amore, la cui sceneggiatura sembra uscita da un romanzo di John Steinbeck e da un film di John Ford; Queen & Slim di Melina Matsoukas, altro film che unisce lo spettacolo all’impegno, questa volta in versione black e più vicina a noi; in ultimo Knives out di Rian Johnson, super produzione hollywoodiana confezionata da big: dal regista al ricchissimo cast di attori. Si può vedere in questi giorni nelle sale italiane con il titolo alla Agatha Christie Cena con delitto.

A seguire alcune foto dei film visti e una foto del Po in piena che ci ha accompagnato nelle nostre sedute filmiche nel Cinema Classico di Piazza Vittorio proprio a due passi dal fiume.

Giuseppe Picone

San Gimignano, 11 dicembre 2019

 

Dreamland

 

Dylda

 

Ingvar Sigurdsson - Hvitur, Hivtur Dagur (A white, white Day)

 

Lontano Lontano

 

Il Po in piena visto da Piazza Vittorio (28 novembre 2019)

 

 

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